domenica, ottobre 22, 2006

favelas e giovani.

Le Favelas in Rio

Per chi non conosce la geografia di Rio de Janeiro è bene dire che la città ha al suo centro la più grande foresta urbana del mondo (foresta da Tijuca).
In questi ultimi 30- 40 anni si sono sviluppate una quantità enorme di favelas (loro si dicono comunità perché favela è un termine dispregiativo) nelle zone marginali e specialmente lungo le pendici delle colline della stessa foresta.



Una miriade di favelas. Nel linguaggio comune di Rio, dire morro (collina) è diventato sinonimo di favela. A Rio ci sono 701 favelas, dove vivono circa 1,5 milioni di abitanti e il comune di Rio ne ha 5,5 milioni. Significa che un abitante su 5 vive in questo tipo di situazione.
Il potere pubblico fin dall’inizio non si è interessato e ha abbandonato le favelas guidati dalla logica di ghettizzare i neri e i poveri, seguendo la filosofia del "che si arrangino, basta che stiano lontani". Ma cosi facendo ha permesso che ogni comunità si organizzasse da sola. Non essendo aree dove regnava la legge sono diventate dominio progressivo di traffici illegali, specialmente della droga.

Città di Dio. Un buon film per capire alcune cose sulla situazione urbana di Rio è il film brasiliano : “Cidade de Deus” e se non lo avete visto ve lo consiglio.
Nel film si vede in che modo si è organizzato chi vende la droga. Via via, un po' alla volta, il commercio ha occupato progressivamente gli spazi e la guerra fra bande per il controllo delle aree ha invaso la quotidianità.
Attualmente sono tre le fazioni (dette anche falangi) che gestiscono il narco-traffico a Rio: Comando Vermelho (il più vecchio), Terceiro Comando, Amigos dos Amigos. Ogni favela di Rio appartiene a uno di questi tre gruppi e chi appartiene a una favela può circolare solo nelle favelas dello stesso gruppo.
Le favelas sono come città chiuse, entra solo chi è conosciuto e chi ci abita, tutti gli altri sono potenziali nemici o poliziotti.

Nemici per la pelle. Siccome gli appartenenti a fazioni rivali si considerano tra loro nemici mortali, succede che quando le persone vanno in carcere (sia trafficanti che ladri comuni) sono tutti paragonati ai trafficanti e devono decidere a quale gruppo appartengono e andare nella area di quel gruppo. Anche chi ha commesso reati comuni e non appartiene a fazioni criminose è obbligato dalla polizia a scegliere di identificarsi con una fazione. Cose assurde.

Cifre non parole. Per riassumere quanto descritto basta guardare il rapporto dell'Unesco sui morti per arma da fuoco in Brasile. Negli ultimi dieci anni queste vittime superano il numero di quelle registrare in 23 conflitti bellici, passando al secondo posto dopo le guerre civili di Angola e Guatemala.
In questo periodo sono morte 325.551 persone, una media di 32.555 morti per anno. I dati fanno parte dello studio: “Mortes Matadas por armas de fogo no Brasil 1979 – 2003”, che è stato diffuso il 27 giugno dal rappresentante UNESCO in Brasile, Jorge Werthein e dal Presidente del Senato Federale, Renan Calheiros, al Senato, in Brasília (DF).
Questo studio ha come obiettivo di sensibilizzare la società brasiliana sull’importanza del disarmo della popolazione e l’approvazione del referendum per restringere il libero commercio delle armi da fuoco, che deve essere approvato in questi giorni .
Lo studio rivela che tra il 1979 e il 2003 le armi da fuoco abbiano ucciso 550 mila persone. Il che significa 35mila vittime all’anno, 100 al giorno.
La ricerca conferma che i giovani tra i 15 e i 24 anni sono le principali vittime: 206mila. Solo nel 2003, nel 41,6% dei casi erano giovani.

Giovani, triste primato. La ricerca è stata fatta in base ai dati del sistema di informazione della mortalità brasiliano (DATASUS del ministero della salute) e poi confrontato con dati internazionali. E’ stato comparato anche con altre tipo di morti (incidente stradale, malattie, ecc..). Inoltre queste morti sono state confrontate con il numero delle vittime di 26 conflitti armati di 25 paesi del mondo in diversi periodi.
Quello che risulta impressionante è che in Brasile, anche senza esserci un conflitto religioso, una guerra con un paese confinante o una lotta politica armata interna, si verificano più vittime per armi da fuco rispetto a nazioni colpite da una vera e propria guerra.
Per promuovere una cultura di pace in Brasile, dunque, si deve passare necessariamente per la riduzione delle armi in circolazione.

Quali soluzioni? Da questa breve sintesi che vi ho presentato potere capire come la situazione in Brasile sia veramente drammatica.
Quando i giovani qui a Rio parlano di Iraq per descrivere la situazione in cui vivono, non è uno scherzo o un paragone forzato.
Queste cose sono state denunciate spesso, anche nelle varie manifestazioni e camminate per la pace, ma sappiamo che la realtà è complicata e i fattori in gioco sono molti.
La soluzione, dunque, sembra impossibile.

fonte: sito internet.




Altro gravissimo problema è quello delle favelas, problema del quale,finchè non ci documentiamo abbiamo un'idea del tutto fittizia.

Le favelas non sono, come si pensa, sistemazioni logistiche ma sono in realtà trutture politiche consolidate nel tempo per colpa di una politica nazionale completamente disinteressata.
Non è una condizione puramente economica per la quale le persone povere non hanno che questa sistemazione, è invece frutto di una emarginazione che col tempo ha portato alla formazione di politiche interne ed autonome che vanno contro la legge nazionale e quindi ad oggi non si possono trovare soluzioni.
raccomando veramente il film city of god che apre veramente gli occhi sulla situazione del proletariato Brasiliano ma altresì ci mostra quanto quella società sia tanto complessa e forse incomprensibile ai nostri occhi.

Nessun commento:

Visita il Blog del Rayo de Sol Capoeira:

http://rayodesolcapoeira.blogspot.com/