sabato, ottobre 21, 2006

CHE COS'E' LA CAPOEIRA?

cos'è la Capoeira ?




Data di nascita: XIV secolo
Luogo: Brasile
Inventato da: Schiavi africani
Campioni: Nascimento Grande, Manduca da Praia, Mestre Bimba (Manuel do Reis Machado), Master Pastina (Vicente Ferriera Pastinha), Mestre Waldemar, Mestre Eziquiel


Gioco, lotta, danza, musica, rito: la capoeira è una delle più alte espressioni artistiche della cultura afro-brasiliana, oltre che essere una tra le più emozionanti. Nata come forma di difesa degli schiavi africani contro i portoghesi in Brasile e sviluppatasi come arte da strada, negli ultimi anni è diventata uno sport a tutti gli effetti.

Origini misteriose
Le origini della capoeira sono ancora oscure e controverse e costituiscono un affascinante argomento di studio per gli etnografi; storia, mito e folklore si intrecciano spesso senza distinzione. Si sa che i Mucupe, un’antica popolazione dell’Angola, avessero fra i loro riti di iniziazione quello dell’N’golo (o “danza delle zebre”, tuttora praticato), un combattimento tra uomini per aggiudicarsi una moglie. Un’altra teoria definisce la capoeira come una miscellanea di danze, musiche e lotte provenienti da diverse culture africane. I sostenitori dell’origine brasiliana associano invece la capoeira a una danza praticata dagli schiavi, il cui lo scopo era imitare i fieri movimenti della capueira spix, una specie di pernice.

Ma molto probabilmente la vera origine è duplice. Nel XVI secolo i portoghesi trasferirono di forza 4 milioni di africani da Congo, Angola, Mozambico e Guinea in Brasile, per sfruttarli come schiavi nelle piantagioni di caffè e zucchero. Nel corso degli anni alcuni gruppi riuscirono a scappare e a costituire delle comunità indipendenti. È in questo contesto che attorno al 1770 nacque il regno di Quilombo dos Palmares, il più inespugnabile villaggio di ex-schiavi: le truppe dei governatori portoghesi, numerose e armate di archibugi, venivano regolarmente scacciate dall’incredibile tecnica di combattimento a mani nude praticata dagli avversari, appunto la capoeira.

La leggenda vuole che a inventare i movimenti fosse il leader del villaggio, Zumbi, prendendo spunto da antiche arti africane. La parola “capoeira” è invece di sicura origine brasiliana: significava “erba alta” e indicava i terreni in cui si nascondevano gli schiavi.



Simbolo di libertà
Proprio a causa delle vittorie degli schiavi, l’arte della capoeira venne bandita dai coloni portoghesi. Divenne così il simbolo della libertà delle popolazioni ex-africane, che la praticavano di nascosto nelle piantagioni, introducendo la musica per mascherarla da danza. Negli anni la pratica si diffuse anche tra le guardie del corpo dei potenti e tra i peggiori criminali delle città brasiliane. Nella seconda metà dell’Ottocento il governo ingaggiò un gruppo di capoeiristi per contrastare le milizie dei paesi vicini che minacciavano le coste brasiliane: i loro successi ebbero eco in tutto il paese, che li proclamò eroi, fino all’abolizione della schiavitù nel 1888.

La capoeira, sempre più diffusa anche nelle città, rimase però al bando, ammantata da un’aura di criminalità e morte. Le forze dell’ordine perseguitavano senza pietà i capoeiristi allo scopo di estirpare la pratica, ma senza successo, anche perché un buon esperto di capoeira riusciva a tenere testa a 4 poliziotti armati.


La diffusione
Nel 1937 il presidente Vargas invitò a una dimostrazione Mestre Bimba, il più importante maestro dell’epoca: l’esibizione colpì talmente il presidente che il bando venne abolito. Mestre Bimba codificò le regole della capoeira moderna, introducendo la forma “regionale” (più veloce e acrobatica di quella originaria, l’“angolana”) dando inizio alla diffusione della pratica. Nel 1941 Mestre Pastina, soprannominato “il Filosofo della Capoeira”, aprì una scuola di capoeira angolana seguitissima: per la prima volta si insegnava l’arte con un metodo. Bimba e Pastina definirono le sequenze delle figure della capoeira moderna, ancora oggi osservate dei praticanti.

Il successo fu tale che nel 1974 la tecnica di difesa inventata dagli schiavi africani venne riconosciuta come sport nazionale brasiliano e da allora viene insegnata nelle scuole dell’obbligo, nelle università e nelle accademie militari; è considerata un’arte marziale dall’alto valore educativo, culturale e artistico. Cantanti come Gilberto Gil e Caetano Veloso e scrittori come Joege Amado ne hanno celebrato la grazia.

Dalla fine degli anni Ottanta la danza-lotta brasiliana ha incominciato a diffondersi in tutto il mondo, con l’apertura di scuole e federazioni, fino a diventare un fenomeno di costume. A livello agonistico la capoeira è ancora agli albori: si disputano solamente saltuari incontri tra nazioni a scopo dimostrativo.

La capoeira in Italia
In Italia la capoeira è arrivata verso l’inizio degli anni ‘90, con le esibizioni per le strade delle città di gruppi brasiliani. Grazie all’iniziativa di alcuni maestri brasiliani, nel giro di un decennio sono nate scuole che propongono diverse versioni dell’antica e spettacolare arte marziale.

Regole: Scopo del gioco
La capoeira è un mezzo di difesa e di attacco dalla straordinaria rapidità dei movimenti. Il contatto fisico è assolutamente vietato: lo scopo non è atterrare l’avversario, ma arrivargli vicino per fargli capire che, volendo, lo si potrebbe colpire. Per definizione la capoeira non si combatte né si danza, ma si gioca. Il capoeirista considera l’altro combattente un avversario e un amico allo stesso tempo.

La roda
Un gruppo di capoeiristi si dispone in cerchio (roda) e incomincia a scandire il ritmo di gioco con il canto e con gli strumenti tipici: berimbau (un arco a una corda), pandeiro (piccolo tamburo), atabaque (strumento a percussione), agogo (campana). Due atleti entrano nel cerchio e incominciano ad affrontarsi praticando i movimenti della danza guerriera, dapprima lenti, poi, seguendo il ritmo crescente della musica, sempre più veloci. Salti, calci, acrobazie e movimenti squilibranti proseguono fino alla fine del ritmo, deciso dal maestro, per dare modo ai contendenti di mettere in pratica le figure più spettacolari. Oltre all’elasticità è richiesta la dote dell’autocontrollo, per evitare di centrare involontariamente l’avversario con colpi mortali.

I colpi
La capoeira utilizza un numero piuttosto vasto di colpi. La posizione di base è chiamata ginga (dondolamento), che permette, attraverso movimenti aggraziati e plastici, di distrarre l’avversario. Una figura fondamentale è costituita dall’au (stella), che prevede movimenti disorientanti come la rasteira (una forma di sgambetto) e traumatizzanti come la cabeçada (testata).

La capoeira angolana, la più antica forma dell’arte marziale, si caratterizza per la lentezza dei movimenti e la vicinanza al suolo dei combattenti (angoleiros). Si praticano movimenti spesso appoggiandosi sulle mani e sfiorandosi con le gambe. La capoeira regionale, di più recente codificazione, prevede la posizione eretta dei protagonisti e una serie di figure molto più dinamiche e veloci; include sequenze molto più pericolose e spettacolari dell’angolana. Esiste anche una versione praticata con il coltello.


I soprannomi
Quando in Brasile la capoeira era ancora fuorilegge, per la polizia era molto difficile contrastare gli ex schiavi. Oltre che imbattibili nella lotta, i capoeiristi brasiliani sfuggivano a ogni controllo legale: erano infatti noti solo per i loro soprannomi e nessuno ne conosceva la vera identità. Inoltre avevano due o tre nomignoli diversi, cosa che confondeva ancora di più le forze dell’ordine. Ancora oggi tutti i grandi capoeiristi hanno mantenuto il vezzo del soprannome.


Hanno detto
“La capoeira mi ha insegnato la disciplina, l’intelligenza, l’amicizia e il rispetto per la gente. Tutti i movimenti che ho imparato mi hanno aiutato a comportarmi nella vita. La capoeira è una filosofia di vita.”
Mestre No (Norival Morreira de Oliveira), maestro di capoeira

fonte:enciclopedia omnia2004

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